L’inevitabilità del modello D2C nel mercato di oggi (e di domani)

modello D2C vendita diretta al consumatore

Steve Jobs, Elon Musk, Howard Schultz, Reed Hastings e Marc Randolph: cinque visionari che hanno rivoluzionato per intero quattro settori cardine dell’economia attuale. Hanno saputo leggere i segnali del cambiamento prima degli altri, senza lasciarsi scoraggiare da opinioni sfavorevoli. La loro grandezza nel mercato è aver riconosciuto un’esigenza, ancor prima che questo l’avesse esplicitamente richiesta.

E se invece il mercato di oggi stesse richiedendo un’esigenza e solo in pochi la stessero realmente cogliendo?

Il modello D2C (Direct-to-Consumer) non è soltanto un’opportunità: è la risposta a una necessità sempre più evidente nel mondo beverage.

Pensa diversamente

“Think different”, lo slogan di Apple coniato dal fondatore Steve Jobs, rappresenta a pieno questa ideologia. Jobs decise di puntare sulla semplicità d’uso dei suoi prodotti tech e, soprattutto, di rifiutare la logica B2B per parlare direttamente alle persone comuni. É qui che Apple fece il salto di qualità: aveva capito che in un contesto di evoluzione tecnologica non si poteva negare l’acquisto a chi tutti i giorni voleva semplificarsi la vita grazie a strumenti innovativi.

Steve Jobs aveva perciò intuito che chi usufruiva dei suoi prodotti da casa era il suo reale obiettivo.

Oggi, quell’intuizione è diventata realtà per la quasi totalità della popolazione: in Italia, oltre l’86% delle famiglie ha accesso a Internet¹, con un incremento del 2,5% solo nell’ultimo anno, e una crescita significativa anche tra le fasce più anziane (+7,6 punti tra i 65-74enni)¹.

E il dato non è isolato: nell’Unione Europea il 93% dei cittadini tra i 16 e i 74 anni utilizza Internet², e quasi il 69% della popolazione mondiale è connessa³.

In altre parole, il mondo intero è online e parlare direttamente al consumatore non è più un esperimento, ma una necessità.

modello D2C vendita online globale

Futuro, velocità e sostenibilità

Elon Musk ha rivoluzionato il mondo dell’auto con Tesla, fondando il suo successo su tre principi: futuro, velocità e sostenibilità. In un momento storico in cui l’auto elettrica era vista come un “giocattolo ecologico” o una scelta di compromesso, Musk ha ribaltato la prospettiva: ha trasformato l’elettrico in un simbolo di desiderio, performance e progresso.

Rifiutando il modello dei concessionari tradizionali, ha scelto la via diretta, quella del Direct-to-Consumer, vendendo online e costruendo un rapporto immediato con i suoi clienti

Tesla non ha semplicemente innovato un prodotto, ma un’intera esperienza di acquisto: ha dimostrato che quando un brand parla direttamente al consumatore, il mercato risponde con fiducia, fedeltà e un senso di appartenenza.

Anche oggi i numeri confermano che il pubblico è pronto: in Italia, il 46,8% delle persone oltre i 14 anni ha acquistato online nel 2024¹, con picchi del 73,5% tra i giovani tra i 20 e i 24 anni¹. Nell’Unione Europea la percentuale sale ancora: il 77% degli utenti Internet ha comprato online negli ultimi 12 mesi².

Il D2C, quindi, non è più un modello “alternativo”: è la risposta a un comportamento d’acquisto già consolidato su scala europea e globale.

Un simbolo di appartenenza

Mentre il caffè era considerato una semplice commodity, Howard Schultz di Starbucks lo trasformò in un’esperienza culturale e di appartenenza: vendere un cappuccino a 5$ poteva sembrare una follia, ma in realtà offriva un luogo, un “terzo luogo” tra casa e lavoro.

Allo stesso modo, il modello D2C nel settore beverage permette di portare a casa non solo il prodotto, ma un’esperienza completa: la comodità di ricevere il vino direttamente a domicilio si unisce alla possibilità di rivivere l’emozione dell’enoturismo, ricreando in casa propria i sapori, le storie e la cultura del territorio.

Così come Starbucks creò vicinanza e fedeltà attraverso il suo brand, il D2C consente ai produttori di vino di costruire un legame diretto con il consumatore, trasformando ogni bottiglia in un’esperienza personale e rafforzando il senso di connessione con chi l’ha realizzata.

Ribaltando i giochi

Netflix ha abbandonato i DVD quando ancora funzionavano bene, puntando sullo streaming prima che il mercato lo chiedesse. Reed Hastings e Marc Randolph, i fondatori, hanno attuato una mossa rischiosa che ha ribaltato l’industria audiovisiva e ucciso Blockbuster, cambiando per sempre il modo di fruire dei contenuti  — le cassette e i DVD in affitto, fino a quel momento l’unica modalità possibile.

Oggi, per le aziende, la questione non è se il modello B2B tradizionale sopravviverà, ma quanto a lungo resteranno competitive se continueranno a resistere al D2C. Così come Netflix ha anticipato le esigenze dei consumatori, le aziende che si affidano solo a canali tradizionali rischiano di perdere opportunità, mentre chi parla direttamente al cliente finale costruisce relazioni più solide, rapide e durature, rafforzando la propria posizione nel mercato.

E in un contesto dove quasi la metà della popolazione italiana acquista online¹, il 77% degli europei compra sul web², e il 69% del pianeta è già connesso³,

Una cosa è chiara: il momento di investire nel D2C è adesso — o si rischia di restare indietro.

Fonti:

1 Istat – Cittadini e ICT 2024: Diffusione dell’uso di Internet e commercio elettronico in Italia (pubblicato aprile 2025).

2 Eurostat – E-commerce statistics for individuals 2024 (pubblicato dicembre 2024).

3 ITU / Statista – Global Internet User Penetration 2025 (aggiornamento settembre 2025).



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