Oggigiorno c’è sempre più attenzione per quei siti che uniscono cultura, natura e tradizione. Lo conferma il riconoscimento dei limoneti della Costiera Amalfitana a Patrimonio Agricolo da parte dell’UNESCO e della Food and Agricolture Organization (FAO). In questo contesto sono messi in risalto non solo il luogo e la produzione primaria, ma anche i prodotti derivati e la cultura del posto, elementi che spesso si uniscono in un connubio eccellente come il celeberrimo limoncello.
I riconoscimenti UNESCO e FAO stanno diventando il volano perfetto per attrarre un turismo di qualità, con ricadute dirette sui produttori e sul territorio.
Numeri alla mano
La domanda è in piena crescita: il mercato italiano dell’enoturismo viaggerà a un +9.1% annuo, raggiungendo 5,6 miliardi di euro entro il 2035.
Come ha sottolineato il Professor Pierluigi Petrillo, titolare della Cattedra UNESCO alla Sapienza Università di Roma, il potere attrattivo del marchio UNESCO è dimostrato dai dati ufficiali: nel 2022 i siti italiani hanno registrato un impressionante +67,83% di visitatori e un +59,55% di pernottamenti rispetto all’anno precedente. Non è turismo mordi e fuggi, ma desiderio di immersione.
L’esempio più lampante? Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Dal riconoscimento UNESCO del 2019, in 5 anni: +20% di strutture extralberghiere (518 totali) e +29% di addetti in cantina (3.514 unità).
Un'opportunità concreta
Ora si affaccia un nuovo prestigioso riconoscimento: il programma Globally Important Agricultural Heritage Systems (GIAHS) della FAO, che premia l’agricoltura eroica e sostenibile. La Costiera Amalfitana, con i suoi limoneti diventati Patrimonio Agricolo, indica la strada a tutto il settore, anche per i distretti vitivinicoli.
L’opportunità per i produttori è concreta: valorizzare il territorio attraverso queste candidature non è un esercizio di stile, ma una strategia di marketing potentissima. Significa posizionare il proprio marchio come espressione di un patrimonio unico, diventando la meta preferita di un turismo evoluto, redditizio e sostenibile. In un mercato affollato, il legame con un territorio e un prodotto riconosciuto è l’asset competitivo più forte.

Un alleato perfetto per il D2C
Quando si parla di turismo e di attrattività del territorio e del brand non si può non prendere in considerazione il business Direct-To-Consumer (D2C).
Infatti, la promozione del marchio e del prodotto come entità tradizionali e sostenibili non è altro che un attrattore per il consumatore che vuole avvicinarsi sempre di più a un brand di alta qualità e che lo possa riportare a quei giorni di grande spensieratezza e gusto che ha vissuto in Italia.
Che si parli di cantine, distillerie o birrifici, ben poco conta: l’elemento unificante è l’idea costruita attorno al prodotto e al produttore che si concreta nei pensieri del consumatore. Se, poi, è anche accostato anche a un riconoscimento culturale e sostenibile, l’idea sarà ancora più radicata nel turista, il quale avrà il desiderio di legarsi a quei sapori e a quelle persone, perfino quando sarà tornato a casa alla sua solita vita.
Ed è qui che il D2C fa la differenza: lega per sempre persone distanti km di distanza in un interscambio non solo commerciale, ma anche di ricordi felici.